Nella barocca basilica di San Giorgio Maggiore a Napoli si nasconde un piccolo enigma archeologico che merita di essere svelato, è racchiuso nella superstite abside paleocristiana che, nonostante passi inosservata ai più, testimonia, invece, di una Napoli antica cosmopolita, tollerante e aperta alle nuove fedi così come alle nuove arti. Vi faccio scoprire la bellissima abside paleocristiana nella chiesa di San Giorgio Maggiore a Napoli.
E ora vengo al sodo o meglio all'abside che è il vero oggetto del discorso, cercherò di spiegare il perché questa “semplice”,e un po’ malridotta, vestigia paleocristiana è così importante per la storia di Napoli e perché, nonostante sia stata oggetto di numerose ricerche, su di essa aleggia ancora un enigma archeologico che si può riassumere in una semplice domanda, lo spazio retrostante all'abside a cosa serviva?
La sopravvissuta abside paleocristiana fu riscoperta durante i lavori di ampliamento e sistemazione di via Duomo, iniziati dai Borboni e continuati anche dopo l’Unità d’Italia, e il primo a studiarla fu l’insigne Giovanni Battista De Rossi, nel 1881, fu anche il primo a porre l’attenzione sul periodo paleocristiano allora ancora poco conosciuto.
Egli fu il primo a illustrare una Napoli del IV secolo d.C. diversa, dalle altre importanti città dell'Italia di fine Impero, che nei primi secoli del Cristianesimo si mostrava tollerante, innovativa e aperta ad accogliere tutte quelle novità architettoniche ed artistiche che nella Roma dei Papi e nella bizantina Ravenna saranno presenti solo tra il VI secolo in poi.
Un pezzo di Oriente nella sopravvissuta abside paleocristiana di San Giorgio Maggiore.
Della storia della basilica di San Giorgio Maggiore a Napoli vi ho già parlato e, a mio avviso, la chiesa dovrebbe essere più valorizzata perché conserva preziosi capolavori artistici e non solo archeologici.E ora vengo al sodo o meglio all'abside che è il vero oggetto del discorso, cercherò di spiegare il perché questa “semplice”,e un po’ malridotta, vestigia paleocristiana è così importante per la storia di Napoli e perché, nonostante sia stata oggetto di numerose ricerche, su di essa aleggia ancora un enigma archeologico che si può riassumere in una semplice domanda, lo spazio retrostante all'abside a cosa serviva?
La sopravvissuta abside paleocristiana fu riscoperta durante i lavori di ampliamento e sistemazione di via Duomo, iniziati dai Borboni e continuati anche dopo l’Unità d’Italia, e il primo a studiarla fu l’insigne Giovanni Battista De Rossi, nel 1881, fu anche il primo a porre l’attenzione sul periodo paleocristiano allora ancora poco conosciuto.
Egli fu il primo a illustrare una Napoli del IV secolo d.C. diversa, dalle altre importanti città dell'Italia di fine Impero, che nei primi secoli del Cristianesimo si mostrava tollerante, innovativa e aperta ad accogliere tutte quelle novità architettoniche ed artistiche che nella Roma dei Papi e nella bizantina Ravenna saranno presenti solo tra il VI secolo in poi.
L'antica abside paleocristiana di San Giorgio Maggiore, trasformata oggi in uno degli ingressi, è datata fine IV secolo d.C. e si presenta aperta da tre archi a tutto sesto poggianti su pulvini e su capitelli corinzi, sorretti da colonne di spoglio.
Ciò che va subito evidenziato, rispetto agli altri esempi napoletani, è la scelta di usare questo tipo di abside in una basilica non cimiteriale, poiché la suddetta abside era utilizzata solo nelle chiese costruite sopra o a fianco a dei cimiteri, come testimoniano gli esempi giunti a noi, giacché facilitava l'ingresso, attraversando uno spazio retrostante, all'area sepolcrale, basta osservare l’unico esempio napoletano nella basilica di San Gennaro extra moenia, costruita sulle omonime catacombe, che è di qualche anno più vecchia rispetto a quella di San Giorgio Maggiore.
Nelle basiliche cimiteriali, quindi, la scelta di forare l’abside era chiara e lo spazio retrostante, serviva per ospitare i vari riti funerari come: la celebrazione dei banchetti familiari e comunitari funebri, processioni funebri e, in ultimo, serviva come spazio per la sepoltura oltre che permettere l’accesso al cimitero contiguo. Da qui la principale domanda, perché il vescovo Severo l’ha scelta per una basilica cittadina e qual era la funzione dello spazio retrostante?
L’enigma è ancora insoluto perché, primo, la chiesa di San Giorgio Maggiore non era una basilica cimiteriale, per legge si seppelliva fuori dalla cinta muraria, secondo, non si ha idea della funzione di quest’ambiente retrostante perché già nel XVI secolo parte di tale spazio era murato e parte era adibito a cappella privata.
Nonostante queste poche d’informazioni, sono state formulate varie ipotesi sulla sua funzione; per alcuni esso fungeva da matroneo, ma ciò era improbabile visto che i matronei, di tradizione più orientale che occidentale, si sviluppavano solitamente sopra le navate laterali e mai dietro l’abside; altri ipotizzano che lo spazio retrostante fungeva da elemento di accesso ad altri ambienti, ma l’assenza di ogni traccia di muro rende difficile capire qual è la tesi più corretta. In conclusione, non si capisce, a tutt'oggi, perché il vescovo Severo scelse questo tipo di abside per la sua chiesa.
Ciò che va subito evidenziato, rispetto agli altri esempi napoletani, è la scelta di usare questo tipo di abside in una basilica non cimiteriale, poiché la suddetta abside era utilizzata solo nelle chiese costruite sopra o a fianco a dei cimiteri, come testimoniano gli esempi giunti a noi, giacché facilitava l'ingresso, attraversando uno spazio retrostante, all'area sepolcrale, basta osservare l’unico esempio napoletano nella basilica di San Gennaro extra moenia, costruita sulle omonime catacombe, che è di qualche anno più vecchia rispetto a quella di San Giorgio Maggiore.
Nelle basiliche cimiteriali, quindi, la scelta di forare l’abside era chiara e lo spazio retrostante, serviva per ospitare i vari riti funerari come: la celebrazione dei banchetti familiari e comunitari funebri, processioni funebri e, in ultimo, serviva come spazio per la sepoltura oltre che permettere l’accesso al cimitero contiguo. Da qui la principale domanda, perché il vescovo Severo l’ha scelta per una basilica cittadina e qual era la funzione dello spazio retrostante?
L’enigma è ancora insoluto perché, primo, la chiesa di San Giorgio Maggiore non era una basilica cimiteriale, per legge si seppelliva fuori dalla cinta muraria, secondo, non si ha idea della funzione di quest’ambiente retrostante perché già nel XVI secolo parte di tale spazio era murato e parte era adibito a cappella privata.
Nonostante queste poche d’informazioni, sono state formulate varie ipotesi sulla sua funzione; per alcuni esso fungeva da matroneo, ma ciò era improbabile visto che i matronei, di tradizione più orientale che occidentale, si sviluppavano solitamente sopra le navate laterali e mai dietro l’abside; altri ipotizzano che lo spazio retrostante fungeva da elemento di accesso ad altri ambienti, ma l’assenza di ogni traccia di muro rende difficile capire qual è la tesi più corretta. In conclusione, non si capisce, a tutt'oggi, perché il vescovo Severo scelse questo tipo di abside per la sua chiesa.
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