venerdì 21 novembre 2014

Una Napoli paleocristiana tutta da scoprire. La chiesa di San Giorgio Maggiore a Napoli


La chiesa di San Giorgio Maggiore a Napoli è la prima tappa del mio girovagare per riscoprire una Napoli poco conosciuta, una città che accolse le prime comunità cristiane e le loro prime forme d'arte che furono realizzare dopo l'Editto del 313 di Costantino. Andiamo alla scoperta di una Napoli antica e bellissima.

Un viaggio nella Napoli paleocristiana e nelle sue rare e preziose testimonianze archeologiche

Lo so, per logica dovrei iniziare dall'edificio più importate come il Duomo, ma sono affezionata a questa chiesa perché è stata l'oggetto della mia tesi. 

La chiesa di San Giorgio Maggiore sorge all'incrocio tra via Duomo e via Vicaria Vecchia che è la parte terminante del decumano inferiore, ossia via San Biagio dei Librai, secondo l’antico impianto urbanistico della Napoli greco-romana.
le antiche vestigia
La chiesa al suo interno conserva una preziosa abside aperta, rara testimonianza paleocristiana presente solo a Napoli e in altri due esempi che si possono ammirare nella chiesa di San Giovanni Maggiore e nella chiesa di San Gennaro extra moenia.


L’abside di San Giorgio Maggiore è aperta da tre archi poggianti su colonne romane, gli spolia, risalenti al II secolo d.C., doveva aprirsi su un ambiente retrostante la cui funzione non è chiara poiché tale ambiente, nel tempo, è andato perduto. 
Questa basilica fu fondata tra il 367 e il 386 dal vescovo Severo che svolse l’episcopato dal 363 al 409, anni difficili per la Chiesa poiché doveva far fronte, da un lato, ad un paganesimo ancora vivo, dall'altro, all'Arianesimo molto attivo che suscitava intesi e violenti dibattiti. La sua intensa attività pastorale lo portò a fondare molti edifici ma quelli giunti a noi sono il battistero di San Giovanni in Fonte nel Duomo e la basilica di San Gennaro extra moenia costruita sulle omonime catacombe.

In origine la chiesa era intitolata al Salvatore tra i XII Apostoli successivamente, ma si ignora quando, venne intitolata a San Giorgio quando furono deposte al suo interno le reliquie di questo santo orientale. Da un punto di vista architettonico, la chiesa doveva rispecchiare il tipico impianto basilicale paleocristiano; divisa in tre navate da colonne che terminavano con un transetto e l’abside, per farci un'idea su come poteva essere basta andare a visitare la basilica di San Paolo Fuori le Mura a Roma.

Da basilica paleocristiana a chiesa barocca.

San Giorgio prima del Risanamento
Ai primi del XVII secolo la basilica di San Giorgio Maggiore fu parzialmente distrutta da un violento incendio così i padri Pii Operai decisero di adeguare la struttura alle nuove disposizioni tridentine e affidarono il nuovo progetto di ricostruzione a Cosimo Fanzago, uno tra i più importati architetti del Barocco napoletano
Egli stravolse completamente la chiesa preesistente, inglobò la struttura medievale in quella barocca e, cosa molto importante, ruotò l’ingresso di 180 gradi, infatti, pose l’ingresso a nord, dove oggi si entra, e il nuovo altare a sud. Essendo un progetto imponente e dispendioso, i lavori proseguirono per gradi e ciò salvò l’antica abside perché, separata dal nuovo cantiere, fu inglobata nel palazzo della famiglia Ferraro. I lavori proseguirono con difficoltà e a fasi alterne a causa dei moti rivoluzionari del 1647 con il famoso Masaniello, il terremoto del 1688 e la peste, ma, nonostante ciò, Fanzago riuscì ad ultimare almeno la nuova abside e il coro quadrato. 

Superate tutte queste turbolenze, nel 1694 i lavori ripresero e affidati, però, all'architetto Arcangelo Guglielmelli il quale portò avanti il progetto fanzaghiano, ma, non potendo ultimare la chiesa a causa delle difficoltà economiche dei suoi committenti, costruì una semplice facciata e un varco laterale, soluzione molto teatrale, per entrare nell'edificio. 

A conclusione dei lavori la chiesa si presentava, agli occhi dei contemporanei, decisamente diversa e caratterizzata da inusuali giochi di luci e di ombre ottenuti disponendo lungo la navata centrale delle alte cupole illuminate e lasciando, invece, le navate laterali, coperte con volte a botte, poco illuminate per esaltare il nuovo coro e la nuova abside. Purtroppo tale sapiente gioco architettonico lo si può apprezzare solo a metà perché a causa dei lavori iniziati a metà del 1800, voluti da Ferdinando II di Borbone, la chiesa fu privata di una navata. 

Il Re Borbone decise, infatti, di attuare un imponente progetto di urbanistica e di viabilità, ciò comportò, tra le altre cose, l’ampliamento e l’allungamento di via Duomo. Durante tali lavori la chiesa di San Giorgio Maggiore perse una navata e il palazzo Ferraro fu direttamente demolito, ma, durante tutti questi ridimensionamenti e distruzioni, riemerse, nella sua diroccata bellezza, l’abside paleocristiana. La sua inaspettata riscoperta fece scalpore e, nel 1881, grazie alle competenze di Giovanni Battista De Rossi, fu salvata da abbattimento certo, venne restaurata e divenne il nuovo ingresso della chiesa che dopo quasi due scoli fu ultimata.

La chiesa oggi

Particolari interni della basilica, al centro affresco di Solimena
 Nonostante l’eliminazione di una navata e qualche danno alle cupole, nella chiesa è forte il fascino barocco, lo si può apprezzare soprattutto durante le belle giornate di sole, ma oltre a tali giochi, si possono ammirare altri capolavori come il Crocifisso ligneo datato tra il XII/ XIII secolo di ispirazione bizantina ma realizzato da artigiani locali e la cattedra episcopale su cui, secondo la leggenda, si sedette il vescovo Severo, ma in realtà fu realizzato con vari pezzi di marmo durante il Medioevo per dare credito proprio a questa leggenda. 

Altra testimonianza medievale è la raffigurazione su tavola della Madonna della Potenza, realizzata ai primi del ‘400 e di chiaro stile bizantino. Accanto a tali preziose testimonianze troviamo quelle realizzate tra il ‘600 e l’800, vi menziono solo alcune, come: il bellissimo altare, visibile nella navata sopravvissuta, con un altro Crocifisso del 1700 con dietro gli affreschi realizzati da un giovanissimo Solimena raffiguranti il Calvario, San Nicola di Bari, Sant'Antonio di Padova; l’altare barocco fanzaghiano e l'abside quadrata, con elementi classicheggianti come il colonnato, che ospita al suo interno il coro sulle cui pareti si possono ammirare due tele realizzate da Alessio d’Elia (1757) raffiguranti San Giorgio che nascondono- chiedendo al custode si possono ammirare con un effetto teatrale- gli affreschi di Aniello Falcone, riemersi durante il restauro del 1992, raffiguranti sempre la storia di San Giorgio. E tanti altri capolavori di artisti locali.

La cosiddetta cattedra di S. Severo; pulpito

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