lunedì 7 luglio 2014

Il giardino come luogo di meditazione.


I giardini sono stati sempre pensati come luoghi in cui ricostruire l'Eden perduto, un piccolo angolo di paradiso dove l'uomo si poteva riconciliare con la natura e quindi con il Creato. Certose, monasteri hanno cercato di ricreare l'Eden perduto, andiamo alla scoperta del giardino come luogo di meditazione. 

Avendo già descritto le peculiarità architettoniche ed estetiche di villa Vannucchi, e più in generale delle ville vesuviane, adesso vi racconto una storia che si cela dietro ai viali e alla fontana centrale di questa villa. Essa si s’intreccia con l’alchimia e la massoneria settecentesca che a Napoli e dintorni era molto presente, ma prima d’illustrarvela è doveroso fare una piccola digressione storica sul significato simbolico presente nel giardino.

Il giardino religioso come luogo di meditazione.

Senza addentratami troppo nella storia delle diverse società, si può dire che molte culture hanno attribuito al giardino diversi significati spirituali poiché lo consideravano un luogo adatto per ricercare se stessi. Per comodità mi limiterò a evidenziare alcuni significati presenti nei giardini italiani.

Saltando anche un po’ di storia, arrivo direttamente all'età Cristiana, dove i Padri della Chiesa attribuirono al giardino un’aura di sacralità, infatti, da luogo sacro di natura, presente nelle culture pre-cristiane, divenne paesaggio sacro perché è stato creato da Dio. Mi spiego meglio, molti ordini religiosi, e indipendentemente dalle loro “regole”, costruirono monasteri separandoli da tutto e da tutti perché volevano “ricostruire”, nel loro piccolo, l’Eden perduto. Cercavano così di entrare in contatto con Dio sia attraverso la sua contemplazione religiosa che attraverso il contatto diretto con la natura da Lui creata.

Il giardino esterno e giardino interno della Certosa di Padula
Tale ricerca spirituale trovò una sua naturale posizione anche nel giardino monastico, realizzato nel chiostro; l’ordine e l’equilibrio furono ricreati attraverso la geometrica ripartizione degli spazi ottenuta tracciando una croce. dove ogni quadrato era adibito a una coltura che era scelta secondo precisi significati simbolici, infatti, c’era il frutteto, chiamato appunto “paradiso”, le piante officinali, le piante aromatiche, e gli ortaggi. Al centro era posta l’acqua, simbolo per eccellenza di vita, raccolta e distribuita attraverso un pozzo e canalette d’irrigazione. Il chiostro-giardino divenne, quindi, il centro di tutte le attività spirituali e quotidiane del monastero.

La centralità e sacralità del giardino era così forte che alcuni ordini adibirono un suo lato come luogo di sepoltura dei confratelli, esempi interessanti si ammirano nella Certosa di Padula e nella Certosa di San Martino.


Altro elemento simbolico è il muro il cui compito, oltre che a delimitare l’area, era quello di racchiudere e di nascondere agli occhi non degni l’Eden ricostruito, considerato l’archetipo del paradiso Terreste e della Gerusalemme Celeste - spesso questi due archetipi si sovrapponevano-. Il giardino chiuso, indipendentemente dal suo significato simbolico, caratterizzerà il giardino all'italiana. Questa nuova visione cristiana del giardino fu ideata dai Padri della Chiesa i quali riadattarono i concetti di Macrocosmo e Microcosmo secondo una nuova visione teologica del Cosmo. In poche parole, l’armonico rapporto tra l’Universo, Macrocosmo, e l’uomo, Microcosmo, rese sacro l’uomo poiché racchiudeva nel corpo e nell'anima tutte le leggi dell’Universo, pertanto, la ricerca degli equilibri tra l’uomo, la natura e il cosmo divennero indispensabili per vivere in armonia nel e con l’Universo. Tale rapporto tra astrologia, teologia e credenze popolari li ritroviamo, ma con significati diversi, nel giardino alchemico e massonico.

Altri particolari interni
Durante il Rinascimento, il significato mistico del giardino fu ridimensionato a favore dell’idea di bellezza fine a se stessa ottenuta attraverso una natura perfetta; si unì così alla contemplazione religiosa il piacere estetico. Questa progressiva laicizzazione del giardino iniziò già durante il Trecento, quando i nuovi ceti sociali, ricchi e colti, scelsero di costruire nelle loro lussuose residenze un luogo adatto per la meditazione e la disquisizione filosofica -un’idea su com'erano fatti possiamo farcela leggendo il proemio della III giornata del Decamerone-.

Da questa nuova idea di giardino nacque quello di delizia, dove la bellezza e la perfezione di una natura umanizzata veniva esaltata attraverso giochi di ombre, di luci e giochi scenografici, siamo ormai entrati nell'età Barocca.


A Napoli, purtroppo, esempi di giardino religioso e laico ce ne sono pochissimi perché molti sono stati distrutti o pesantemente modificati, quindi, non possiamo ammirare quest’antica arte napoletana che lasciò stupefatto il re Carlo VIII, quando venne a Napoli nel 1494, tanto che decise di portarsi in Francia i due più celebri giardinieri napoletani, Gerolamo da Napoli e Pacello da Mercogliano. Dalla loro maestria nacque il giardino alla francese che ritornerà in Italia, e a Napoli con i Borboni, durante il Settecento. In seguito verrà “sostituito” da quello all'inglese.


Un’idea, però, di tale arte possiamo farcela ammirando il bellissimo chiostro del Monastero di Santa Chiara, perfetto esempio di giardino sia religioso che laico, realizzato secondo questo nuovo gusto estetico. 


*Madonna con il Bambino e i due angeli, Museo di capodimonte; Madonna del Roseto detta anche col Bambino e San Giovanni, Louvre, sono opere di Sandro Botticelli e in entrambe si notano due simboli tradizionalmente legati all'iconografia mariana.

2 commenti:

  1. È rimasto un mistero!

    RispondiElimina
  2. Pubblicarlo tutto sarebbe stato troppo lungo, ho preferito dividerlo in due parti, nel giro di pochi giorni la parte b sarà pubblica. Un po di suspense!

    RispondiElimina