Nel cuore della Napoli antica si trova una piccola chiesa che per chi non presta attenzione sembra più un palazzo che un luogo religioso, mi riferisco alla piccola chiesa dedicata a Sant'Angelo a Nilo sita nella piazzetta Nilo, sì proprio quella piazzetta che accoglie la statua, finalmente completata e recentemente restaurata, del dio Nilo.
L'Assunzione della Vergine di Donatello, piccolo capolavoro custodito nella chiesa di Sant'Angelo a Nilo a Napoli
La chiesa di Sant'Angelo a Nilo sorge in uno dei più antichi sedili di Napoli, abitato in origine da cittadini egiziani provenienti da Alessandria d’Egitto che, venuti nella terra di Partenope grazie al fiorente commercio con l’Oriente greco, si sono ritrovati in questo quartiere e per sentirsi più vicini alla loro patria hanno eretto, com'era consuetudine, templi legati ai loro culti e statue per omaggiare i propri dei e tra le testimonianze giunte a noi di questo antico passato troviamo la statua del dio Nilo, barbuto uomo che si adagia su un bel coccodrillo simbolo dell’Egitto.Il dio Fiume Nilo |
La chiesa di Sant’Angelo a Nilo, decisamente piccola rispetto alle altre più gettonate, fu voluta dal cardinale Rinaldo Brancaccio, rappresentante di una delle famiglie più antiche e nobili di Napoli. Costruita sul finire del Trecento, ha due ingressi perché ha una doppia facciata, una su via Mezzocannone su cui si apre un portale gotico, l’altra si apre su piazzetta Nilo e ha un portale del XV secolo. Oltre all'opera di Donatello che illustrerò tra breve, si può ammirare una meravigliosa tela attribuita a Marco da Siena su cui è raffigurato Arcangelo Michele che caccia Lucifero.
San Michele Arcangelo, 1573; particolari dell'altare |
Una curiosità, a destra si trova una cappella chiusa che, secondo la tradizione popolare, custodirebbe le spoglie di Santa Candida Juniore, inoltre attraversando il cortile interno si accede alla prestigiosa biblioteca Brancaccio aperta per volere della famiglia già sul fine del Seicento e tutt’oggi aperta per la consultazione dei libri.
Donato di Niccolò di Betto Bardi detto Donatello
Donato di Niccolò di Betto Bardi detto Donatello, 1386-1466, figlio di un cardatore condannato a morte e poi riabilitato, non ebbe quasi nessuna istruzione ed era bollato dai dotti contemporanei come un uomo rozzo e popolano.Iniziò il suo apprendistato prima in una bottega orafa per poi passare all'amato scalpellino nei cantieri delle chiese tardogotiche, ma la sua bravura lo portò a lavorare nella bottega del raffinato Ghiberti. Lì poté, attraverso lo studio dei grandi scultori gotici come Giovanni Pisano, affinare la sua arte e perfezionare il suo stile che si completò ulteriormente grazie all'amicizia con Brunelleschi e il loro successivo viaggio a Roma per studiare le testimonianze degli antichi.
Per praticità vi cito solo alcune delle date utili per farsi un’idea sui suoi numerosi lavori: nel 1406 entrò alle dipendenze dell’Opera del duomo di Firenze, nello stesso anno realizzò il crocifisso ligneo conservato in Santa Croce; grazie al sodalizio con Nanni di Banco realizzò tra il 1411 e il 1436 molte statue per la cattedrale fiorentina, per Orsanmichele e la serie di Profeti per il campanile di Giotto, anno 1436.
Nel 1425 realizzò con l’architetto Michelozzo Michelozzi numerose opere di prestigio tra le quali il sepolcro del cardinale Brancaccio in Sant’Angelo a Nilo a Napoli.
Ha realizzato lungo la sua vita numerose opere in marmo, bronzo e nell'inconsueta terracotta, esse impreziosiscono il duomo di Firenze, la cattedrale di Siena, e la città di Padova; gli furono affidate numerose committenze ma a causa della sopraggiunta morte il 13 febbraio del 1466 non furono ultimate. Sarà sepolto in San Lorenzo a Firenze.
L’Assunzione della Vergine nella chiesa di Sant’Angelo a Nilo
Come vi sarà chiaro, il sepolcro in marmo del cardinale Rinaldo Brancaccio è un meraviglioso pretesto per parlarvi di quest’artista che può essere ammirato anche a Napoli e non solo a Firenze o a Siena.
Donatello è uno dei maestri indiscussi del rilievo e della statuaria nell'arte italiana, la sua scultura, infatti, va oltre il naturalismo classico, è già realista, e tale sua peculiarità artistica è presente sin dalla sua prima opera, il Crocifisso ligneo in Santa Croce a Firenze: scolpisce un corpo sofferente, veritiero, inelegante, ma nonostante la sua tecnica risente ancora della tradizione scultorea medievale, da lui molto studiata e ammirata, può essere considerato a pieno titolo un’opera rinascimentale. Menziono questo Crocifisso perché spiega molto il carattere e lo stile di Donatello, infatti fu molto criticato dai contemporanei i quali lo definirono un popolano, rozzo e inadatto a scolpire opere così importanti, anche il suo amico Brunelleschi gli rimproverò di aver "messo in croce un contadino" e di non aver considerato le perfette proporzioni del corpo umano che sicuramente nel corpo divino del Cristo dovevano essere presenti e per mostrare quale fosse la proporzione ideale Brunelleschi scolpì un altro Crocefisso, ora esposto in Santa Maria Novella; nella stessa linea di rinnovamento Brunelleschi rappresenta, quindi, la tendenza intellettuale e idealizzante, Donatello, invece, unisce alla sua personale tendenza drammatica e realistica le innovazioni prospettiche e proporzioni classiche introdotte dal suo amico Brunelleschi sfruttandole pienamente attraverso il sapiente uso della luce che, cosa da non dimenticare mai, cambia con il cambiare della giornata. Egli realizzò i suoi bassorilievi regolando la profondità delle incisioni in modo da fare entrare una certa quantità di luce in una certa direzione come si può perfettamente ammirare nel rilievo staicciato dell’Assunzione al Cielo napoletana. Qui la luce scorre sul fondo levigato e privo di fondi facendo esaltare tutte le figure appena accennate.
Tale bassorilievo fu realizzato tra il 1427-28 per volere di Cosimo dei Medici, esecutore testamentario del Cardinale Rinaldo Brancaccio, fu realizzato da Donatello e dall'architetto Michelozzo Michelozzi, successivamente fu portato a Napoli.
A sinistra il Crocifisso di Donatello a destra quello del Brunelleschi |
Annunciazione di Donatello in Santa Croce del 1435. |
Questa volta le foto non sono venute benissimo a causa della limitata luce artificiale per tutelare le opere esposte e la poca luce naturale, ma un poco rendono l’idea e sono una stimolata ad andarle a vedere di persona.
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