martedì 17 marzo 2015

I pulvini paleocristiani della basilica di San Giorgio Maggiore a Napoli


I pulvini della basilica di San Giorgio Maggiore, a differenza della sua misteriosa abside, sono dei bellissimi testimoni di quella Napoli paleocristiana aperta, tollerante e innovativa che oggi viene poco esaltata a causa, e che io cercherò di farvi apprezzare. Andiamo alla scoperta della Napoli paleocristiana.

I pulvini, piccoli cuscinetti di pietra, che testimoniano una insolita Napoli paleocristiana

Questi piccoli cuscinetti di pietra, invece, riescono a dare interessanti informazioni se uno li guarda attentamente; le croci monogrammatiche incise ci informano che la combinazione pulvino-croce comparve per la prima voltai tra la metà del IV e l’inizio del V secolo in alcuni edifici costruiti a Bisanzio e giunsero in Italia proprio grazie al vescovo Severo perché coinvolse nella costruzione della sua basilica maestranze tradizione orientale. Questi portarono, in una Napoli cosmopolita, il loro gusto e le loro innovazioni architettoniche che saranno costantemente utilizzate solo tra qualche anno nell'architettura e nell'arte bizantina italiana. Tale primato fu mantenuto anche rispetto a Roma dove saranno presenti solo dalla metà del V secolo con papa Leone Magno (440-61).


Questi pulvini sono sorretti da due colonne romane la cui provenienza, nonostante vari studi e scavi fatti in zona, rimane un mistero. Esse furono scelte e riutilizzate, insieme ai capitelli corinzi romani, per motivi ideologici e culturali, ma per approfondire tale argomento vi rimando ad un mio link.

Molti studiosi le hanno, comunque, analizzate e hanno formulato diverse ipotesi sulla loro provenienza; per alcuni la basilica di San Giorgio Maggiore fu costruita sopra il tempio di Demetra e quindi le colonne furono prelevate da questo perduto edificio; altri sostengono che esse furono recuperate da strutture situate a poca distanza dalla basilica ma non dal tempio di Demetra perché non fu mai costruito. Entrambe le tesi, comunque, mostrano che le colonne furono prese da strutture situate a poca distanza dalla basilica che sorge nel centro della Napoli greco-romana, infatti a poca distanza da essa c’è il complesso archeologico di Carminielloai Mannesi, l’area archeologica sotto al Duomo di Napoli e le varie testimonianze emerse dagli scavi della nuova metropolitana.


In conclusione, nonostante il legame con l’Oriente e con Roma, l’origine e la funzione dell’abside aperta in una chiesa non cimiteriale rimane un mistero perché, purtroppo, la perdita o l’alterazione delle altre coeve fabbriche napoletane non permette di capire se l’uso di questa tipologia absidale e i pulvini fosse una consuetudine oppure un’eccezione tutta partenopea visto che, tra i vicoli di Partenope, sono sopravvissuti in tutto solo tre esempi, oltre a quella di San Giorgio Maggiore, la già citata basilica cimiteriale di S. Gennaro extra moenia e, in ultimo, quella di San Giovanni Maggiore, queste ultime saranno descritte nei prossimi post.

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