Non sempre l'uomo ha guardato al passato in modo negativo, non sempre lo ha considerato come qualcosa da cancellare ma spesso lo ha considerato come qualcosa a cui richiamarsi e ispirarsi soprattutto nelle complesse fasi storiche di passaggio. Ciò successe durante il lungo Impero Romano e in particolar modo quando il Cristianesimo riempì il vuoto lasciato dall'Imperatore. Andiamo a scoprire il complesso significato ideologico del riuso rappresentato dagli spolia.
C’era una volta una colonna, un capitello e un sarcofago nelle basiliche cristiane
La storia sui sarcofagi presenti nella chiesa di Santa Maria in Pugliano è stata presa un po’ a pretesto per raccontare il passaggio da un mondo pagano a quello cristiano che, come spesso succede in ogni fase di passaggio, innescò un complesso processo di assimilazione e di riadattamento della cultura antica da parte di quella cristiana.
In questa fase di passaggio un posto importante è stato ricoperto dagli spolia, che sono degli elementi architettonici provenienti da edifici costruiti in epoca romana e riutilizzati nelle nuove fabbriche tardo antiche e medievali.
Tale fenomeno del reimpiego, sempre presente in ogni epoca, ha nella fase di passaggio tra la fine dell'Impero e l'inizio del dominio Cristiano un particolare significato che, malgrado i recenti studi e le scoperte archeologiche, viene sempre poco menzionato o liquidato come una forma di risparmio economico da parte degli uomini medievali i quali, a causa della crisi economica e instabilità politica tipica di quei secoli, preferivano “estrarre” da palazzi e necropoli in disuso i materiali necessari per le nuove costruzioni, in realtà, come ho provato ad evidenziare anche nel racconto sui sarcofagi, alla base del loro riutilizzo c’erano motivazioni ideologiche. Inoltre, tale fenomeno è presente in ogni epoca storica come un sottile filo rosso che collega l’Evo Antico ai giorni nostri, pertanto, cercherò di evidenziare alcuni aspetti del riuso che potrebbero servire a comprendere il perché elementi appartenenti al mondo pagano vennero usati per nobilitare le basiliche e gli edifici civili.
Tale fenomeno del reimpiego, sempre presente in ogni epoca, ha nella fase di passaggio tra la fine dell'Impero e l'inizio del dominio Cristiano un particolare significato che, malgrado i recenti studi e le scoperte archeologiche, viene sempre poco menzionato o liquidato come una forma di risparmio economico da parte degli uomini medievali i quali, a causa della crisi economica e instabilità politica tipica di quei secoli, preferivano “estrarre” da palazzi e necropoli in disuso i materiali necessari per le nuove costruzioni, in realtà, come ho provato ad evidenziare anche nel racconto sui sarcofagi, alla base del loro riutilizzo c’erano motivazioni ideologiche. Inoltre, tale fenomeno è presente in ogni epoca storica come un sottile filo rosso che collega l’Evo Antico ai giorni nostri, pertanto, cercherò di evidenziare alcuni aspetti del riuso che potrebbero servire a comprendere il perché elementi appartenenti al mondo pagano vennero usati per nobilitare le basiliche e gli edifici civili.
Breve storia del termine spolia.
I concetti di “riuso dell’antico” e di “memoria dell’antico" furono introdotti negli anni ’80 del 1900, ciò permise di riconsiderare il periodo tardo antico e medievale (inteso Alto e Basso Medioevo) in modo unitario e non di frattura con il mondo classico poiché, alla base del loro riuso, c’era una condivisione culturale e ideologica da parte di una società e un potere che vedevano negli spolia testimoni di quei valori necessari e utili a garantire stabilità, unità sociale e politica in un complesso periodo storico (per non dilungarmi troppo vi rimando alle parole del prof.Settis).
Gli spolia, quindi, sono tutti gli elementi architettonici classici, come colonne e capitelli, ricollocati in nuovi edifici con le medesime funzioni, così come per tutti quegli elementi antichi riutilizzati sia in modo funzionale sia estetico - transenne, lastre ricavate da epigrafi o sarcofagi tagliati, busti, statue, gioielli, ecc.- riadattati secondo le esigenze dei committenti cristiani.
Gli spolia, quindi, sono tutti gli elementi architettonici classici, come colonne e capitelli, ricollocati in nuovi edifici con le medesime funzioni, così come per tutti quegli elementi antichi riutilizzati sia in modo funzionale sia estetico - transenne, lastre ricavate da epigrafi o sarcofagi tagliati, busti, statue, gioielli, ecc.- riadattati secondo le esigenze dei committenti cristiani.
Il significato ideologico degli spolia.
Le motivazioni ideologiche e politiche presenti alla base del riuso degli spolia, chiamati anche fragmenta docta, sono presenti già nel Tardo Antico e un interessante promotore del loro reimpiego fu l’imperatore Costantino che ricostruì il suo Arco di trionfo a Roma riutilizzando elementi provenienti da altri monumenti perché conferivano “auctoritas” e gli garantivano un ricollegamento politico e culturale con la gloriosa Roma Imperiale, legittimava visivamente il suo potere.
La nascente Chiesa e gli spolia
La visione politica costantiniana e la sua idea di riutilizzare parti di monumenti antichi per conferire “auctoritas” al suo potere verrà ripresa anche dalla nascente Chiesa Cristiana che vide nei vari elementi architettonici, soprattutto colonne e capitelli riutilizzati per dividere le navate interne, provenienti dagli edifici pagani come un mezzo ideologico per conferire all'ambiente dignitas e decus (dignità e decoro) alla nascente Chiesa che voleva presentarsi, in un periodo di forti cambiamenti, come il nuovo e unico punto di riferimento morale e spirituale nel solco, però, di una continuità con il mondo pagano inteso come la volontà, da parte dei pontefici, di porsi come i continuatori e i sostenitori di quella politica unificatrice che rese grande Roma.
Insomma, la Chiesa attuò quel processo di assimilazione che i Romani fecero nei confronti dell’Ellade (l’antica Grecia) intorno al II secolo a.C.:adattò alla nuova fede il patrimonio figurativo e letterario del mondo pagano tanto da conservarlo, nonostante gli alti e bassi della storia, nei monasteri.
Insomma, la Chiesa attuò quel processo di assimilazione che i Romani fecero nei confronti dell’Ellade (l’antica Grecia) intorno al II secolo a.C.:adattò alla nuova fede il patrimonio figurativo e letterario del mondo pagano tanto da conservarlo, nonostante gli alti e bassi della storia, nei monasteri.
La necessità di richiamarsi alla Roma costantiniana, spinse molti re barbari ad usare gli spolia per legittimare il loro nuovo status politico. Tale fenomeno continuò, in modo più o meno esplicito, per tutto il Medioevo, un esempio è la Renovatio Carolingia (Rinascita Carolingia)
Concretamente il riuso consisteva nell'estrarre da edifici e necropoli non più utilizzati, quegli elementi architettonici e artistici necessari per le nuove costruzioni e adattarli al gusto dei nuovi committenti cristiani. Il riuso interessava non solo singoli elementi ma anche intere porzioni di edifici che vennero riqualificati, un esempio è il Pantheon a Roma, per rispondere a nuove esigenze di culto o di potere. Ciò comportò, da parte delle maestranze tardo antiche e medievali, un continuo e costante confronto con le forme e le tecniche del passato. Iniziò, così, un lungo dialogo tra passato e presente, un dialogo sia pratico sia ideologico tra l’Evo Antico e il Medioevo che servirà come solida base per il Rinascimento
Il neoantico, scopri le differenze.
Il fenomeno del reimpiego era così esteso che nacque un fiorente commercio ma, nonostante ciò, la domanda di spolia superava l’offerta tanto da spingere all’imitazione: nacquero maestranze specializzate per imitare le tecniche antiche necessarie per riadattare i pezzi vetusti, senza far perdere il loro fascino, ai nuovi gusti dei committenti.
Un interessante esempio di neoantico è la porta S. Ranieri, nel Duomo di Pisa, un battente è un riuso, l’altro è per tecnica, forma e iconografia antichizzato. A voi il piacere di scoprire le differenze.
Anche i sarcofagi sono stati spesso riadattati o meglio reinterpretati in chiave cristiana, si potrebbe dire che sono tra gli oggetti su cui il suddetto dialogo ha dato il meglio di se, un esempio è il sarcofago per la sepoltura del giudice pisano Giratto, realizzato nel 1176 dallo scultore Biduinom, è un neoantico sarcofago strigilato, vi consiglio di confrontarlo con le foto dei sarcofagi pubblicati nel precedente post.
Un interessante esempio di neoantico è la porta S. Ranieri, nel Duomo di Pisa, un battente è un riuso, l’altro è per tecnica, forma e iconografia antichizzato. A voi il piacere di scoprire le differenze.
Anche i sarcofagi sono stati spesso riadattati o meglio reinterpretati in chiave cristiana, si potrebbe dire che sono tra gli oggetti su cui il suddetto dialogo ha dato il meglio di se, un esempio è il sarcofago per la sepoltura del giudice pisano Giratto, realizzato nel 1176 dallo scultore Biduinom, è un neoantico sarcofago strigilato, vi consiglio di confrontarlo con le foto dei sarcofagi pubblicati nel precedente post.
Ci sono molti esempi anche di sarcofagi riadattati e riusati come altari, per citarne qualcuno, nella chiesa di San Michele a Corte a Capua, usato come altare fino al grande restauro eseguito dal Chierici nel 1934. Il sarcofago-altare presente nella chiesa di Ss.Rufo e Carponio a Capua, che non ha subito trasformazioni sostanziali tanto da scoprire, durante i recenti lavori di restauro, sotto il sarcofago quattro cinerari di età imperiale usati per conservare le reliquie.
Se guardiamo attentamente i nostri centri storici, ci sono moltissimi esempi di spolia, li possono ammirare in tutte quelle chiese paleocristiane e medievali che non hanno subito profonde trasformazioni nel corso della storia; a Napoli, ad esempio, troviamo delle colonne romane in Santa Restituta nel Duomo, quelle nella chiesa di San Giorgio Maggiore, nella facciata di San Paolo Maggiore (a memoria dell’antico tempio dei Dioscuri) e nella torre romanica di Santa Maria Maggiore. A Roma basta guardare attentamente tutte quelle bellissime chiese come, per citarne una a caso, Santa Maria Maggiore o Santa Sabina.
Se guardiamo attentamente i nostri centri storici, ci sono moltissimi esempi di spolia, li possono ammirare in tutte quelle chiese paleocristiane e medievali che non hanno subito profonde trasformazioni nel corso della storia; a Napoli, ad esempio, troviamo delle colonne romane in Santa Restituta nel Duomo, quelle nella chiesa di San Giorgio Maggiore, nella facciata di San Paolo Maggiore (a memoria dell’antico tempio dei Dioscuri) e nella torre romanica di Santa Maria Maggiore. A Roma basta guardare attentamente tutte quelle bellissime chiese come, per citarne una a caso, Santa Maria Maggiore o Santa Sabina.
Come accennato più volte, questo continuo richiamo all’Evo Antico porterà durante tutto Medioevo a varie rinascite culturali, oltre alla già citata Rinascita Carolingia, un nuovo rinnovamento culturale sarà promosso da Federico II e con questa complessa figura stiamo quasi alla fine dei cosiddetti “secoli bui”, non mancherà molto all’Umanesimo che fungerà da preambolo per il Rinascimento.
Con il Rinascimento mi fermo qua e vi rimando ad una prossima storia.
Con il Rinascimento mi fermo qua e vi rimando ad una prossima storia.
La prima foto è l'Arco di Costantino, fronte nord con vari pannelli e tondi di riuso.
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