lunedì 14 ottobre 2013

Storia di un grande pittore e di una piccola chiesa:Luca Giordano e la chiesa della Madonna del Monte Carmelo


Luca Giordano, apprezzato pittore internazionale, ha lasciato ovunque capolavori inestimabili ma a San Giorgio a Cremano ha lasciato qualcosa di diverso, una masseria e soprattutto una chiesa che testimonia la sua incrollabile devozione verso la Madonna del carmine. Andiamo a scoprire la storia di questo grande pittore e di una piccola chiesa.

Come Luca Giordano è arrivato a costruire una chiesetta a San Giorgio a Cremano

Oggi inizio a pubblicare la storia di una piccola chiesa dedicata al culto della Madonna del Monte Carmelo, ma per noi napoletani è la Madonna del Carmine, non amiamo molto le formalità. Questa chiesa, oggi parrocchia, è stata voluta e costruita dal grande pittore Luca Giordano (Napoli 1634-ivi 1705). Egli, nel 1664, acquistò una masseria a San Giorgio a Cremano che a quei tempi non era proprio una grande città ma un tramite tra Napoli, Portici e il Vesuvio.

Luca Giordano, già apprezzato e famoso pittore, ebbe tra i suoi numerosi committenti anche i membri della corte spagnola e lo stesso re Carlo II di Spagna che, in occasione delle sue nozze nel 1680, commissionò all'artista, in veste di scenografo, l’allestimento teatrale de “Il Gran Tamerlano”; per questo lavoro il Giordano non chiese nessuna ricompensa ma assicurò a suo fratello Nicola il mantenimento della sua alta carica all'interno dell’amministrazione regia così il fratello, nel 1664, lo ringraziò donandogli 5 moggia di terreno in una zona chiamata alle Novelle, secondo l’antica toponomastica sangiorgese e riportata fedelmente nella Carta Topografica del Duca di Noja del 1775. 


Il Giordano, da bravo amministratore di se stesso, comprò l’intero fondo poiché era una zona votata alla produzione di vino e frutta.

Stralcio della pianta del Duca di Noja
Nel 1664, anno ricco di soddisfazioni per Luca e la sua famiglia perchè suo figlio Lorenzo si laureò in diritto civile e in breve tempo divenne giudice della Vicaria(per approfondimenti potete leggere qui). Ma questa elezione scatenò furiose critiche e da più parti si levavano critiche nei confronti di Lorenzo accusato di non essere proprio preparato e competente e che tale carica fu ottenuta grazie all'abilità diplomatica, e non solo di pennello, del padre Luca: abilità, riconosciuta da molti suoi contemporanei, che gli permise di sistemare tutta la sua numerosa prole, ebbe ben 10 tra figli e figlie.
Indipendentemente dalle feroci critiche, il Giordano, per la grazia ricevuta, volle rendere omaggio alla Madonna del Carmine dedicandole una piccola chiesetta costruita sui suoi possedimenti sangiorgesi. Fu eretta nel 1690, rispecchiando la tipica pianta da cappella di campagna, è lunga circa 13 metri e larga poco più di 5 metri

La chiesa e la taverna, un insolito duo

Grazie alla Pianta del Duca di Noja possiamo vedere dov’era situata la masseria del Giordano (oggi villa Marulli dal nome degli ultimi proprietari).
A sinistra i confini della masseria del Giordano. A destra dov'erano si trovavano la taverna e la chiesa.
Da una perizia fatta da alcuni suoi coloni, sappiamo che nelle sue terre si produceva frutta e vino, quest’ultimo ottenuto da una pregiata varietà di Lacrime in cui si “maritavano” le viti dell’uva aianica ai pioppi, secondo la consuetudine dei coloni vesuviani. I suoi terreni erano delimitati da due principali strade che portavano al Vesuvio, lungo una di esse, costruì la chiesa e l’osteria, poste una di fronte all'altra per garantire ai viaggiatori un nutrimento dell’anima e del corpo. Alla casa padronale si accedeva percorrendo una piccola strada.

Come accennato poc’anzi, il Giordano costruì la chiesa per devozione e le assicurò una rendita annua di 54 ducati garantita sia dai proventi del fondo sia dai guadagni della sua osteria chiamata “Il Cantarone”. Qua è opportuno fermarsi e accennare brevemente i diversi significati che la radice cantar- può avere spostando “semplicemente” l’accento.

Mi spiego meglio.
Se si pronuncia cantàr-o, dall’arabo quinar, il riferimento è all’unità di misura di peso, o capacità, usato nel commercio all’ingrosso, corrispondenti al nostro quintale, se, invece, si pronuncia càntar-o (kantharos), si indica il calice a due manici ed è uno dei tanti attributi di Bacco/Dioniso. Alla radicecantar è legato un suffisso accrescitivo (cantar–one) ciò permette di dare due letture diverse, se il riferimento è all’unità di misura, l’allusione è all’abbondanza e alla ricchezza prodotta da quest’attività commerciale: se al calice, è un chiaro riferimento al vino che si serviva al suo interno. C’è una terza lettura, sicuramente più goliardica e attinente al carattere solare dell’artista, pronunciare il nome della taverna secondo il dialetto napoletano, o’ càntar (il càntaro) è l'antico vaso da notte, il riferimento, quindi, è all'abbondante bisogno fisiologico che interessa chi beve molto. Quest’ultima lettura non è da escludere né deve sorprendere perché a Napoli, presso la casa d’infanzia dell’artista in via San Biagio dei Librari, c’erano ben due taverne chiamate la “Taverna del Pisciaturo” e un’altra “Chiavica della Sellara”.

Per ora mi fermo qua, nella seconda parte della storia racconterò cosa è rimasto delle proprietà di Luca Giordano a San Giorgio a Cremano.


Autoritratto di Luca Giordano, 1692, Pio Monte della Misericordia

8 commenti:

  1. Complimenti per il tuo blog! Molto interessante e ricco di particolari. Continua così!

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  2. Grazie, certo che continuo, a breve pubblicherò la seconda parte.

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  3. Spiegazione molto chiara nonché interessante! Importante pure la documentazione visiva! Complimenti, aspetto il continuo!

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  4. Grazie Daniele per i complimenti. Appena troverò tutte le foto storiche, pubblicherò la seconda parte. A presto

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  5. Direi davvero molto chiara....per me che nn conosco e nn leggo di arte ho trovato la lettura molto scorrevole e per niente noiosa che x chi nn é della materia é cosa molto importante! Quindi in conclusione ti faccio davvero dei sinceri complimenti anche se nn avevo dubbi.....ogni volta che ci troviamo in qualche posto artistico provo sempre piacere ad ascoltarti....ciò significa che il tuo modo di raccontare arriva.....e arriva a tutti anche agli incompetenti in materia. Aspetto la seconda parte! Daniela De Caprio.

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  6. Sempre gentilissima e cara. A breve pubblicherò la seconda parte, la sto scrivendo.

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  7. Complimenti per questo blog! E' scritto in maniera molto dettagliata... :)

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