La chiesa si apre sull'omonima piazza Del Pittore. |
Cosa è sopravvissuto alla storia della grande eredità di luca Giordano a San Giorgio a Cremano: fonti storiche sulla cappella e sulla masseria
La masseria del Giordano sorgeva in una zona isolata di San Giorgio a Cremano ma era costeggiata da una delle strade principali che portavano al Vesuvio, tale lontananza dal centro abitato e la natura giuridica di chiesetta privata causarono la sua esclusione dalle visite pastorali fino a quando nel 1743 il Card. Spinelli decise di ufficializzarla, di farla uscire dall'ombra e regolamentarla perchè non esisteva allora, come oggi, nessun documento che attestasse l'avvenuta consacrazione su richiesta del parte del pittore Luca Giordano.Pianta del Duca di Noja. |
Ciò si può spiegare considerando la fama del pittore e i suoi buoni rapporti e conoscenze con e nella Curia Arcivescovile di Napoli, ciò gli evitò, quasi sicuramente, il normale iter burocratico per consacrarla ma il Card. Spinelli, non avendo trovato nessun documento, nella sua visita non potè far altro che confermare i divieti tipici delle chiese non consacrate come: la possibilità di celebrare messa solo dopo quella celebrata nella chiesa principale, su una mensa consacrata trasportabile, niente confessioni, niente battesimi e non doveva offrire asilo politico a chi si rifugiava al suo interno.
La sua menzione in un atto ufficiale permise di avviare la pratica per farla rientrare negli edifici d’interesse della Curia, difatti, dopo il 1743 la cappella sarà sempre inserita nelle Visite Pastorali permettendo di ricostruire la sua storia e soprattutto sarà consacrata. Nelle successive visite, datate 1780 e 1784, emergono altri aspetti interessanti come la volontà testamentaria del pittore, rispettata dai suoi eredi, di mantenere aperta la chiesa tanto da diventare il fulcro di una nascente comunità molto legata al culto della Madonna del Carmine e disposta a pregarla anche in una chiesetta fatiscente. La sua ufficializzazione come nuova chiesa avvenne, però, nel 1818, finalmente si potevano celebrare tutte le funzioni religiose senza nessuna limitazione.
Leggendo le varie visite pastorali emerge una curiosità di tipo topografico, la zona, che in passato era conosciuta alle Novelle, dopo il soggiorno di Luca Giordano, iniziò ad essere chiamata al Pittore (o’ Pittor) come tutt’oggi è conosciuta dai sangiorgesi.
Il podere fu di proprietà dei Giordano fino al 1869 quando vendettero, come si legge da un atto notarile, i terreni e la taverna, ad un certo sig. Giuseppe Salvo mentre la cappella fu affidata a un certo padre Felice.
Leggendo le varie visite pastorali emerge una curiosità di tipo topografico, la zona, che in passato era conosciuta alle Novelle, dopo il soggiorno di Luca Giordano, iniziò ad essere chiamata al Pittore (o’ Pittor) come tutt’oggi è conosciuta dai sangiorgesi.
Il podere fu di proprietà dei Giordano fino al 1869 quando vendettero, come si legge da un atto notarile, i terreni e la taverna, ad un certo sig. Giuseppe Salvo mentre la cappella fu affidata a un certo padre Felice.
Ciò che resta oggi dell'eredità di Luca Giordano
Stessa sorte per la taverna “Il Cantarone”, dopo la sua chiusura causata dall’apertura di una nuova strada che portava al Vesuvio, l’attuale via P. Togliatti, è stata inglobata in una nuova abitazione.
La chiesa esiste ancora, anzi, nel 1936 divenne parrocchia e fu leggermente ampliata con la costruzione del campanile e della sacrestia.
Un cimelio fotografico datato 1940 mostra come si presentava al suo interno prima di un profondo restauro avvenuto nella seconda metà del 1900, c’era una balaustra di marmo, tre altari- uno principale che ospitava ed ospita tutt’ora la statua lignea della Madonna del Carmine, menzionata già nelle ultime visite pastorali, due altari che ospitavano le perdute tele di San Giuseppe e di San Francesco di Paola- e un piccolo pulpito.
Dopo il 1965, per rispettare i nuovi dettami stabiliti dal Concilio Vaticano II (1962 al 1965), furono rimossi tutti gli ostacoli architettonici interni, infatti, oggi la chiesa si presenta più semplice.
A questo rinnovamento interno vanno aggiunti i numerosi furti subiti nel tempo come: le due tele, il pulpito, le balaustre e parte delle tarsìe marmoree dell’altare principale. E’ doveroso dire che l’attuale parroco sta facendo molto per preservarla e restituirla, almeno in parte, ai suoi antichi splendori grazie ai recenti restauri della mensa sacra e dell’altare principale.
A questo rinnovamento interno vanno aggiunti i numerosi furti subiti nel tempo come: le due tele, il pulpito, le balaustre e parte delle tarsìe marmoree dell’altare principale. E’ doveroso dire che l’attuale parroco sta facendo molto per preservarla e restituirla, almeno in parte, ai suoi antichi splendori grazie ai recenti restauri della mensa sacra e dell’altare principale.
Tele o non tele del Giordano, questo è il dilemma.
C’è chi sostiene che esse furono realizzate dall'artista durante i suoi brevi soggiorni nella sua villa e il loro furto è stato un duro colpo per la comunità e per l’arte. Altri sostengono che esse sono delle “croste” moderne realizzate da semplici fedeli e il loro furto non ha arrecato nessun danno al mondo dell’arte. Uno dei sostenitori di quest’ultima tesi è il parroco che denunciò il furto alle autorità competenti definendole, appunto, delle “croste”. Ad accrescere il dubbio c’è anche la difficoltà di capire i soggetti raffigurati nelle due perdute tele, forse sono il San Giuseppe e il San Francesco di Paola menzionati nelle varie visite pastorali, forse altri santi. Per ora, non avendo trovato nessuna documentazione soddisfacente, non posso rispondere a quest’ultima domanda ma sull'eventuale paternità delle opere espongo una mia personalissima tesi.
Parto da un presupposto, nelle ormai famose visite pastorali, solitamente molto dettagliate, queste tele sono descritte ma mai attribuite esplicitamente al Giordano.
Premesso ciò, la mia riflessione è la seguente: Luca Giordano, pittore famosissimo già in vita, sicuramente realizzò delle opere per la sua chiesetta ma, presumibilmente, i suoi eredi le vendettero per far cassa e sfruttare la notorietà del loro avo. Con l’andare del tempo, questi spazi furono occupati da dipinti realizzati da artisti così sconosciuti che la comunità, erroneamente, li attribuì all’artista solo perché si trovavano nella sua cappella, errore riportato tacitamente nelle varie visite pastorali, erronea attribuzione che persiste tutt’oggi nella comunità del Pittore.
Evidenzio un dato che considero importante, la chiesa ha alle spalle più di due secoli di storia e sicuramente le due tele rubate non sono opere di artisti contemporanei, se non altro i nomi degli autori sarebbero emersi durante le mie ricerche perché conosciuti dalla comunità, ma attivi dopo la morte del Giordano e secondo il mio parere non sono “croste” ma opere realizzate da artisti "minori" attivi tra il Settecento e l’Ottocento che potevano dirci tanto sull’arte locale. Sono state sfortunate, nessuno le ha considerate degne di attenzione, solo i ladri hanno visto qualcosa di buono tant’è che sono sparite. Purtroppo non ho trovato nulla, né una foto né un testimone attendibile, che mi aiutasse a capire come fossero queste due perdute tele ma non dispero.
Con il mistero sulle tele ho finito di raccontarvi la storia di questa piccola chiesa e di Luca Giordano a San Giorgio a Cremano.
Una storia davvero interessante, scritta in modo chiaro e scorrevole. Complimenti e alla prossima ;) Alessia Caputi
RispondiEliminaGrazie e alla prossima storia
RispondiEliminaLavoro ben fatto ed articolato in modo flessuoso e che rende chiara la vicenda delle tele e del passaggio del Giordano a San Giorgio a Cremano. Complimenti e veramente grazie di cuore per queste importanti riflessioni di sana cultura...Arch. Umberto Liberti
RispondiEliminaGrazie Umberto, sei sempre molto gentile e spero che ti piaccia anche il prossimo post
RispondiEliminacomplimenti!
RispondiEliminama la storia continua vero?
ormai ci stai coccolando con i tuoi interessanti racconti e non puoi lasciarci.
alla prossima
Elisabetta
La storia su Luca Giordano a San Giorgio è finita ma ho già in serbo tante altre storie da pubblicare, non temere, non ti lascio. Al prossimo post
RispondiEliminaComing soon .....
RispondiEliminaComplimenti!
Grazie!
RispondiEliminaLe tele raffiguranti san Giuseppe e san fFancesco di Paola , trafugate intorno al 1960/61, al tempo del parroco Antonio Gallo erano ritenute dallo stesso parroco autentiche , e prima di lui, dallo storico mons. Gennaro Aspreno Galante, canonico del Tesoro di San Gennaro a metà del sec. XIX il quale aveva un palazzo in via Berio, oggi via Pessina, a san Giorgio a Cremano. Le tele risalenti al Giordano misuravano all'incirca un 1 mt x cm 80- non erano croste - se così fosse stato non sarebbero state rubate - ed erano collocate a destra e a sinistra dell'antico altare di fine seicento, l'unico al tempo del Giordano,. entro cornici di stucco. Le tele il Giordano le realizzò per la sua cappella ed dovevano essere collocate originariamente a desta e a sinistra della navata unica, entro cornici barocche in stucco, ancora visibili che accolgono attualmente rispettivamente un quadro della Madonna di Pompei a destra e un quadro del sacro Cuore a sinistra. Davanti a questi due quadri nella prima metà del novecento fiurono realizzati due altarini devozionali in marmo, oggi modificati. La qualità dei dipinti era eccellente. Nel 1961 avevo quattordici anni e ne ho perfetta memoria. Ricordo in modo particolare san Giuseppe raffigurato a mezzo busto che reggeva Gesù bambino in piedi sopra un cuscino. Le cromie erano splendide, altro che croste!
RispondiEliminaSecondo l'illustre parere di mons. Gennaro Aspreno Galante, storico napoletano e canonico del Tesoro di San Gennaro, vissuto tra Napoli e san Giorgio, ove aveva un palazzo in Via Berio, oggi via Pessina,a metà dell'800, i due dipinti presenti nella Cappella del Pittore, raffiguranti San Giuseppe e San Francesco di Paola erano opere autentiche del Giordano. Del medesimo parere era il parroco Antonio Gallo +1965, parroco che subì il trafugamento delle opere intorno al 1960/61. Se le opere fossero state semplici croste non sarebbero state rubate, i dipinti, prima dell'ampliamento longitudinale della Cappella, avvenuto intorno al 1934/36 con la costruzione anche del campanile, erano situati a destra e a sinistra della navata unica , entro cornici barocche in stucco ancora oggi visibili e che attualmente accolgono rispettiavmente il quadro della Madonna di Pomepi a destra e quello del sacro Cuore a sinistra. Successivamente furono poste ai lati dell'altare di fine seicentesco, l'unico risalenye alla fondazione della chiesa nel 1690, entro cornici di stucco e da lì trafugate.Personalmente ricordo l'iconografia del s. Giuseppe, raffigurato a mezzo busto mentre reggeva il bambinello Gesù in piedi posto sopra un cuscino. All'epoca avevo quattordici anni, ma le cromie e la bellezza di quel dipinto l'ho ancora nella mente.
RispondiEliminaBuon giorno, grazie per aver letto e lasciato un commento sul mio blog. L'ho letto e sono rimasta anche io interdetta sul mistero delle opere trafugate nella chiesa del Pittore. Oltre a consultare le fonti storiche da lei citate, ho anche chiesto a storici dell'arte esperti sul Giordano se avessero fonti d'archivio che permettevano un'attribuzione certa sulla paternità di queste tele, ma non mi hanno dato nessuna risposta certa, anzi, hanno evidenziato che in passato a Luca Giordano venivano attribuiti anche lavori realizzati dalla sua scuola, diatriba tra storici dell'arte. Non mi sono demoralizzata e sono andata alla Soprintendenza di Napoli e lì non ho trovato nemmeno una scheda sulla cappella del pittore,niente.Non sono riuscita a trovare nemmeno una foto dei due dipinti, solo le descrizioni riportate nelle varie visite pastorali conservate nella parrocchia. Inoltre,sono andata anche da Padre Gennaro Andolfi che fu parroco della Chiesa del Carmine durante gli anni 70 più o meno, chiesi a lui delle informazioni e mi rispose che tali tele erano delle croste, così furono appellate sulla denuncia fatta alle forze dell'ordine. Analoga definizione fu usata per tutti gli altri oggetti trafugati successivamente da questa maltrattata chiesa. A rendere tutto più nebuloso è il lungo periodo di abbandono che colpì la chiesa durante tutto l'Ottocento quando il podere del Giordano fu venduto e molti oggetti preziosi "sparirono". In conclusione, spero, un giorno,di trovare qualcosa, un documento concreto sulle tele per poter dissipare tutti i miei dubbi anche perché quando sono nata la chiesetta aveva perso già tutta la sua ricchezza, perfino gli affreschi, che ricoprivano la volta, sono stati scialbati di bianco con la scusa di dover mettere in sicurezza l'interno della struttura. La storia sulle perdute tele del Giordano sono un'esempio perfetto su come l'assenza dello studio del territorio e, di conseguenza, la tutela del nostro patrimonio comporti irrimediabilmente la perdita delle nostre radici rappresentate, in questo caso, da oggetti, opere d'arte, etc. Ora queste tele sono perdute, indipendentemente da chi le realizzò, è un pezzo di storia si è perso.
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