lunedì 20 novembre 2017

Da Ermo a Elmo, la fortezza a sei punte di Napoli



Si può amare ancora di più Napoli, sì, basta andare a visitare il Castel Sant’Elmo, se non mi credete, leggete il mio post.

Il Castel Sant'Elmo

Il Vesuvio che guarda la sua Capri
Il Castel Sant'Elmo guarda e protegge dall'alto la città di Partenope e i suoi monumenti (ci sono dei bei pannelli che permettono di riconoscere gli edifici storici più importanti) e tutta la sua costa che va dalla penisola Sorrentina fino a Pozzuoli, insomma, se visitate il castello in una bella e limpida giornata di sole sicuramente vi innamorerete ancora di più di Napoli grazie alla posizione strategica occupata dal castello.
Panorama partenopeo con i Vortici di colori di Zapetta sul terrazzo ex ospedale militare
Quartieri Spagnoli, sul complesso di Ss Trinità delle Monache
Esso sorge sulla sommità del monte Sant’Erasmo, zona Vomero, a difesa, com'è ovvio, del porto di Napoli e in collegamento con gli altri castelli: il Castel dell'Ovo, il Maschio Angioino e il perduto Castello del Carmine; erano collegati attraverso segnali luminosi anche con le torri di avvistamento della Penisola Sorrentina e con il Castello di Baia con cui, secondo alcuni studiosi, condivide con Castel Sant’Elmo il progetto architettonico.

Un poco di Posillipo con un poco di Centro Storico

Un po'di storia

Le prime notizie relative all'imponente struttura fortificata, denominata Belforte, risalgono al 1275 ed era abitata dai familiari di Carlo d’Angiò, era a pianta quadrata e circondata da mura con due torri costruite ai lati dell’ingresso

Nel 1329 Roberto d’Angiò incaricò il suo architetto di fiducia il senese Tino di Camaino, impegnato contemporaneamente nella costruzione della vicina Certosa di San Martino, di ampliare il palazzo
I lavori terminarono nel 1343 ma nel 1336, in seguito alla morte di Tino di Camaino, i progetto fu affidato a due nuovi architetti Attanasio Primario e Francesco di Vico che diedero al palazzo una fisionomia più da castello che da residenza fortificata, infatti in un documento del 1348 veniva definito castrum Snacti Erasmi, nome datogli probabilmente dalla presenza della chiesa dedicata al Santo.
L'imponente Castel Sant'Elmo visto dal basso
Tra il 1537 e il 1547 il Castello- chiamato dapprima Sant’Ermo poi Sant’Elmo forse per corruzione del nome Erasmo- ebbe l’attuale configurazione con l’impianto stellare a sei punte. Tale aspetto fu voluto dal viceré Don Pedro de Toledo, in carica dal 1532 al 1553, perché decise di riorganizzare il sistema di fortificazione della città costruendo nuove e compatte mura difensive protette dai quattro castelli ammodernati.

A realizzarlo fu Pedro Luise Escrivà di Valenzia, tra i più accreditati architetti militari del tempo nel campo delle fortificazioni. L’ardita forma esagonale del maschio fu aspramente criticata dai contemporanei ma lo schema a doppia tenaglia con ampie cannoniere situate nei bastioni e le alte mura circondate da un profondo fossato, ben si adattavano alla posizione e alle funzioni strategico-difensive del Castello. 
'Nel 1538 fu posta sul portale d’ingresso l’epigrafe commemorativa
sormontata dallo stemma e con l'aquila bicipite asburgica in onore della visita di Carlo V.
Ad amministrare il castello ovviamente troviamo il castellano- il primo fu don Pedro de Toledo, cugino del viceré, morto nel 1558 il cui monumento funerario è conservato nella chiesa del forte- che gestiva la vita nel castello come una vera e propria cittadella autonoma poiché aveva giurisdizione civile e militare sui soldati e le loro famiglie, sulla servitù e sul cappellano. 

Sulla piazza d’armi erano situati gli alloggi per gli ufficiali del presidio e del cappellano che amministrava la chiesa dedicata a Sant’Erasmo ricostruita dall'architetto spagnolo Pietro Prato nel 1547 su una cappella risalente al X.
La Certosa di San Martino vista dal Castel Sant'Elmo
Nel 1587 un drammatico avvenimento segnò la vita della cittadella, in quanto un fulmine, colpendo un deposito delle munizioni, distrusse la chiesa, la palazzina del castellano e gli alloggi militari. Nel 1599 si diede inizio ai lavori di ripristino, ultimanti nel 1610, affidati, questa volta, alla direzione dell’architetto Domenico Fontana. 

Nel corso dei secoli l’originaria struttura del complesso fortificato, nonostante i successivi restauri, è rimasta pressoché inalterata.
Interno con gli spalti del castello, scandite da garitte, merlature e feritoie
 corrono lungo l’intero perimetro esterno delle mura.
La sua imponete e minacciosa sagoma è stata molto sfruttata non solo per incutere timore ai napoletani ma anche per rinchiudere i cattivoni, o presunti tali, infatti dal 1604 venne utilizzato come carcere e accolse tra le sue mura anche Tommaso Campanella, accusato di eresia, e nel 1799 i patrioti della Rivoluzione Napoletana tra cui Gennaro Serra, Mario Pagano, Luigia Sanfelice dopo che i promotori della Rivoluzione innalzarono sui camminamenti l’albero della libertà appena dopo la proclamazione della Repubblica Napoletana. 

Dal 1860, cioè da dopo l’allontanamento dell’ultimo presidio borbonico, il Castel Sant’Elmo fu adibito a carcere militare fino al 1952 quando fu deciso il suo trasferimento a Gaeta. 
Luca Giordano con il suo blu lapislazzulo nella chiesa del Castel Sant'Elmo
Successivamente la fortezza passò al Demanio militare fino al 1976, anno in cui ha avuto inizio un imponente intervento di restauro ad opera del Provveditorato alle Opere Pubbliche della Campania.
I lavori, durati sette anni, hanno reso possibile il recupero dell’originaria struttura, rendendo visibili gli antichi percorsi, i camminamenti di ronda e gli ambienti sotterranei. 
Nel 1982 il Castel' Sant'Elmo  fu dato in consegna alla Soprintendenza.
Particolari della chiesa dedicata a Sant'Erasmo e il monumento funerario
del castellano Don Pedro de Toledo
Se ti è piaciuto l'articolo o se hai visitato questo meraviglioso castello sarò lieta di leggere la tua  opinione.

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