giovedì 24 marzo 2016

Acquedotto augusteo del Serino nel quartiere della Sanità a Napoli


gallerie di tufo e opera reticolata di epoca romana

Un tratto dell'antico acquedotto augusteo del Serino è stato ritrovato per caso in un palazzo nel Rione Sanità e la sua storia non posso non raccontarvela.
Napoli non smette mai di stupire e si diverte a svelare i suoi segreti scegliendo ogni volta un modo diverso per mostrarceli, così capita che tra un lavoro di ristrutturazione o un sopralluogo in qualche cantina o in seguito ad un piccolo cedimento strutturale ritorna alla luce una parte di una struttura muraria antica, una cisterna o direttamente un tratto dell’acquedotto romano, così si scoprono “cosuccie” che stravolgono o confermano ipotesi archeologiche e fonti storiche, che fanno capire quanto ancora troppo poco conosciamo il nostro lunghissimo passato.

Rientra nella casuale scoperta anche un piccolo tratto dell’acquedotto augusteo del Serino rinvenuto nel Rione Sanità, tale notizia apparsa su vari quotidiani datati 2011, m’incuriosì e mi affascinò molto, curiosità accresciuta anche dopo aver ammirato la meravigliosa e imponete Piscina Mirabilis che è la parte terminante proprio del su citato acquedotto, ma per ovvi motivi di sicurezza non ho potuto visitarlo fino a quando, grazie alle giornate di primavera del Fai, mi sono prenotata e sono andata a visitarlo, trascinandomi dietro anche amiche, cugine e fidanzato, santi subito.

Il percorso lungo la Campania da Benevento a Pozzuoli
 Piscina Mirabilis e del tracciato dell'acquedotto del Serino

Il lungo acquedotto del Serino, la sua storia

L’acquedotto del Serino è uno dei più lunghi mai costruiti e si snoda per ben 96 km e parte da Serino (Av) e termina a Bacoli dove si trova l’imponente Piscina Mirabilis: fu voluto da Augusto proprio per rifornire la flotta navale a Miseno, il cui obiettivo era anche quello di proteggere il porto di Pozzuoli e tutta la zona, e gli abitanti dell’area flegrea. Lungo il suo percorso riforniva anche molte importanti città campane, nel dettaglio vi rimando ad “Una meravigliosa Piscina” e, com'era abitudine dei romani, veniva costruito sfruttando la gravità attraverso un complesso sistema di arcate per le zone fuori agli abitati, intorno a Roma e i mitici Ponti Rossi di Napoli ne sono un esempio, mentre per le zone abitate l’acqua veniva incanalata attraverso ipogei, cunicoli che convogliavano in apposite vasche dette castellum acquae, qui l’acqua decantava e si liberata dalle varie impurità attraverso un complesso sistema di vasche limarie, da lì poi, attraverso tubi di piombo, servivano le varie fontane, terme e per chi se lo poteva permettere un impianto idraulico nella propria domus.

In età Flavia (I d.C) l’acquedotto fu restaurato, furono sostituiti interi tratti o costruiti tratti paralleli a quelli già esistenti per coprire le maggiori esigenze idriche della città e per riparare gli ingenti danni che il terribile terremoto del 62 d.C e poi l’eruzione del 79 d.C provocarono nella vasta zona vesuviana.
Successivamente Costantino lo risistemò soprattutto nella parte più vicino alla città. Nel tempo e a fasi alterne ma non più in modo ordinario e completo, tale acquedotto fu mantenuto in piedi soprattutto nei tratti più vicini a Napoli, come provano le varie epigrafi lasciate a ricordo di ogni restauro che arrivano fino a Don Pedro de Toledo durante il Viceregno spagnolo.
Anche nei secoli successi fu restaurato fino al XIX secolo quando fu deciso di costruire direttamente un nuovo acquedotto del Serino abbandonando definitivamente quello romano.
Serie di vasche scavate nel tufo dove l'acqua veniva pulito dall'impurità
Il lato augusteo dell'acquedotto
Come appena accennato, in città i romani costruivano i vari rami dell’acquedotto scavando gallerie o cunicoli sotterranei sfruttando sempre la pendenza ma lì dove non fosse possibile causa eccessivo dislivello si faceva ricorso alla costrizione di muri di sostegno e arcate in laterizio, ma, essendo Napoli una città costruita su se stessa, non è molto chiaro quale fosse esattamente il percorso che questo imponente acquedotto faceva in città.
Per molto tempo è stato ipotizzato che l’acquedotto passasse per la collina di Capodimonte, attraverso i Ponti Rossi, da nord entrava in città e arrivasse in piazza Bellini per poi diramarsi nel sottosuolo napoletano dove l’acqua veniva conservato in apposite vasche sotterranee e attraverso pozzi, fontane ecc. gli abitanti se ne servivano.
L’altro ramo passava per l’Orto Botanico, attraversava la collina del Vomero e raggiungeva Posillipo per poi proseguire fino alla Piscina Mirabilis.

L’importanza della scoperta di questo piccolo tratto dell’acquedotto augusteo del Serino nel Rione Sanità sta nella conferma, attraverso la testimonianza archeologica, di ciò che le fonti antiche dal VI al XIX secolo asserivano ossia che l’antica Neapolis venisse servita da questo imponente acquedotto anche da nord, ma il progressivo abbandono e le cosiddette “lave dei Vergini”- sono delle belle ondate di fanghiglia che scendevano dalla collina di Capodimonte ad ogni abbondantissima pioggia- lo hanno progressivamente nascosto, poi l’intensa urbanizzazione della zona ha fatto perdere totalmente le sue tracce rendendo pura teoria ciò che le fonti storiche riportavano fino, appunto, alla scoperta e conferma del 2011.

È così che l’antica Napoli si diverte a far parlare di sé, ogni tanto sbuca da sotto una cantina, da sotto le fondamenta di palazzi in ristrutturazione, da sotto un cantiere della metropolitana, insomma si diverte a sbucare quanto uno meno se lo aspetta e io, ovviamente, starò qua a raccontarvelo.
A presto per una nuova storia

L'acquedotto è stato utilizzato anche in età flavia
Lato flaviano dell'acquedotto con successiva stratificazione edilizia

1 commento:

  1. finalmente rileggo un tuo scritto con interesse e simpatia.grazie dei piccoli sogni ai quali riesci a dar vita

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