Andare per un giorno in paradiso è possibile, basta una bellissima giornata di sole, benvenuta primavera, un’auto e andare lì dove la natura e l’uomo si sono armoniosamente fusi, basta andare ad Amalfi. Fidatevi, si dimentica tutto, ci si stacca all'istante dal tran-tran quotidiano.
“Vide ‘o mare quant è bello, spira tanto sentimento”
Furore visto dall'alto |
Amalfi e il suo mare |
Particolari della città di Amalfi |
Una volta rigenerata, giro per la cittadina e nel suo meraviglioso duomo.
Il duomo di Amalfi e il suo Paradiso
Amalfi per tre secoli divenne una delle repubbliche marinare più ricche e attive nel commercio con il mondo Islamico e il suo duomo testimonia la gloria e la prosperità che raggiunse durante il Medioevo.Il duomo di Amalfi e il suo portone ageminato |
Più precisamente, Amalfi iniziò ad emergere come potenza marittima ed economica nel IX secolo ma il suo apice lo raggiunse nel 1097 quando partecipò, con la sua flotta navale, alla Prima Crociata e come vincitrice, dopo la conquistata nel 1099 di Gerusalemme, decise di allacciare nuovi rapporti commerciali nel Mediterraneo orientale, entrò subito in contatto con la fiorente economia e cultura islamica. Il declino di Amalfi come potenza marittima iniziò nel XIII secolo quando fu assoggettata al regno dei Normanni.
Il duomo di Amalfi è il testimone di questa fiorente parentesi storica, perché tra le sue colonne, capitelli e navate troviamo raffinati esempi di quella unione tra la cultura e l’arte cristiana con quella islamica
Il campanile del duomo maiolicato |
Il primo esempio di questa fusione è il campanile costruito tra il 1180 e il 1276: l’influenza musulmana è presente nella copertura maiolicata policroma, disposta secondo le decorazioni dei minareti, della sua cupola. Tale influenza si intreccia, direi in modo fantastico, con lo stile architettonico decisamente occidentale proprio del campanile e nella scelta, non casuale, di alleggerire la cupola con bifore e trifore di chiara derivazione gotica. Tale unione culturale, nonostante i vari restauri e il suo utilizzo come torre difensiva, è giunta a noi nel suo aspetto originario.
Sempre all'esterno del duomo troviamo un altro esempio di arte bizantina, è il portone ageminato- qua la cultura islamica non c’entra ma esso mostra quanto l’arte e/o le maestranze girassero durante il Medioevo, altro che secoli bui e chiusi-.
Il portone ageminato fu realizzato nel 1060 su richiesta di Pantaleone De Comite Macrone, ricco e nobile amalfitano ben inserito nella vita e nel commercio a Costantinopoli, che divenne per la Repubblica un tramite perfetto per garantire il traffico delle merci dalla capitale dell’Impero Bizantino per e da Amalfi.
Il portone, pagato per intero dal nobile (il figlio pagò quello che oggi si trova a Montecassino) si caratterizza per la presenza di formelle ageminate centrali su cui sono raffigurati Gesù, la Vergine, San Pietro e Sant'Andrea, circondate da placche e placchette argentee e in oricalco, lega dorata equivalente all'ottone. Oggi, nonostante i vari restauri, si presenta scuro ma bisogna immaginarlo di un color oro accecante con al centro le figure in argento ageminate- decorate tra le pieghe con altri metalli e smalti- che risplendevano e spiccavano da lontano in un mare di color oro. E’ un’opera rara oltreché bella perché esempi di tale e perduta arte metallurgica non sono stati trovati a Costantinopoli, ma sono presenti solo nell'Italia Meridionale, grazie al contatto con l’Oriente, a Roma e a Montecassino, grazie all'abate Desiderio.
Particolari del Chiostro del Paradiso con le cappelle dedicate a Cristo pantocratore e a Cosma e Damiano |
Dopo aver ammirato l’esterno, e dopo aver pagato un piccolo biglietto, si entra nel Paradiso, così chiamato il chiostro del duomo: piccolo e silenzioso mostra a pieno quel ricco dialogo tra oriente ed occidente, archi a sesto acuto intrecciati di chiara origine islamica poggiano su colonnine binate e capitelli di chiaro stile gotico. Fu voluto dall'arcivescovo Filippo Augustariccio a metà del 1200 come cimitero per accogliere i cittadini illustri come testimoniato i vari sarcofagi di epoca romana riutilizzati come preziose sepolture. Oggi insieme ai sarcofagi si ammirano alcune preziose testimonianze in opus sectile che ornavano l’originaria basilica medievale, sono stati ricollocati nel Chiostro del Paradiso dopo l’apertura nel 1995 del museo diocesano.
Particolari del Chiostro del Paradiso e i suoi sarcofagi |
Il museo diocesano è allestito nell'originario duomo medievale e si trova in quella che oggi viene chiamata Cappella del Crocifisso.
La prima basilica fu fondata nel VI secolo e dedicata prima all'Assunta, successivamente a Cosma e Damiano, fu ampliata durante il X secolo con l’aggiunta di due navate absidate e con il cosiddetto matroneo. Fu sacrificata e rimpicciolita quando tra l’XI e il XII fu deciso di costruire da un lato la nuova chiesa dedicata a Sant'Andrea e dall'altro lato il Chiostro del Paradiso, Amalfi era al culmine della potenza economica. Oggi la Cappella del Crocifisso si presenta a navata unica ma tra una “tinteggiata” di bianco e un ritocco post-tridentino, riemerge la sua anima medievale con affreschi e colonne.
La cappella del Crocifisso e il Museo del duomo |
Prima di proseguire il giro, è importante soffermarsi su alcuni tesori conservati nel museo e fra tutti emergono il pastorale e la mitra angioina, eccellenze dell’arte orafa medievale, realizzati da ignoti maestri orafi e tessitori per Ludovico da Tolosa, su richiesta del padre Carlo II d’Angiò. Non verrà mai indossato da Ludovico a causa della sua prematura morte.
Cripta di Sant'Andrea Amalfi |
Lasciata la Cappella del Crocifisso si entra nella cripta che fu realizzata nel 1253 per ospitare e pregare le reliquie di Sant'Andrea, trasferite ad Amalfi nel 1208 dal cardinale Pietro Capuano all'indomani della conquista della capitale dell’Impero d’Oriente da parte dei Crociati. Oggi del suo fascino medievale rimane poco o nulla a causa delle modifiche volute da Filippo III re di Spagna nei primi decenni del 1600 secondo il gusto tardo-manierista; la volta è stata affrescata con le scene della Passione di Cristo, alle spalle dell’altare centrale spicca l’imponente statua di Sant'Andrea.
Particolari del duomo di Amalfi |
Lasciata la cripta, si sale e si entra nel duomo che, in seguito ai vari rimaneggiamenti, si presenta in tutto il suo splendore barocco, ma con tracce ancora evidenti delle precedenti fasi architettoniche come la rinascimentale ancona marmorea con i tre santi tra il transetto e la navata principale, la cinquecentesca tomba del vescovo Andrea D’Acunto e i due amboni medievale, il candelabro e il leggio. Il dorato soffitto a cassettoni ospita le tele su cui sono raffigurate scene tratte dalla vita di Sant'Andrea; le tele della navata principale e la crocifissione di Sant'Andrea dietro l’altare principale sono state realizzate nei primi anni del ‘700 da Andrea D’Aste discepolo di Solimena.
cappella, fonte battesimale e ancona |
Concludo la passeggiata con due parentesi golose: la prima è la famosa delizia al limone amalfitano della pasticceria Pansa, l’altra tappa è stata fatta a Minori, non si poteva non andare sta lì a pochissimi chilometri, ed è la Ricotta e Pera di Sal de Riso, vi assicuro che è stato veramente un durissimo sacrificio….non poter bissare.