mercoledì 22 luglio 2020

Villa Rufolo a Ravello, testimone di un glorioso passato



In questi giorni decisamente strani mi sono detta, visto che è ancora tanto difficile muoversi tra prenotazioni e numeri chiusi, perché non viaggiare con la mente? Così tra i vari luoghi visitati “vicino casa” spunta dai miei ricordi fotografici la bellissima Villa Rufolo a Ravello che ha una storia affascinate e suggestiva e se volete scoprirla, continuate a leggere il post.

Villa Rufolo a Ravello, testimone di un Medioevo vivace e multiculturale

Non appena finirà quest’anomala situazione, rivado a rivedere Ravello perché quando andai a vistare Villa Rufolo non mi fermai a vedere né il centro abitato né la Cattedrale, non ricordo cosa dovevo fare di così importante quel pomeriggio, ma, visitata la villa, me ne andai ripromettendomi di ritornare in una qualunque altra domenica successiva. Non ci sono più tornata e dopo questa pandemia ho realizzato che non bisogna mai lasciare un posto senza averlo prima visitato tutto, per la gioia di chi mi accompagnerà.

Torre Maggiore

Villa Rufolo e il Medioevo altro che secoli bui. Il ruolo di Ravello e Amalfi nel Mediterraneo

C’è stato un tempo in cui il commercio marittimo univa gli uomini di diversa cultura, fede e provenienza geografica, oltre alle merci, essi si scambiavano “i saperi”, le idee sul Bello e su come rappresentarlo, scambi che hanno creato un terreno fertile da cui sono nati diversi capolavori architettonici di rara bellezza come ad esempio il Duomo di Amalfi e il suo bellissimo portale realizzato con il contributo di maestranze di diversa provenienza geografica e culturale. 
Duomo di Amalfi con il suo prezioso portale 
Questi altalenati scambi di saperi tra il mondo islamico e il mondo cristiano si sono intensificati durante la lunghissima età delle Repubbliche Marinare- dalla seconda metà del IX al XIV secolo- durante la quale Amalfi, sfruttando a pieno il suo ruolo di avamposto più meridionale della Napoli Ducale, quindi Bizantina, riuscì a diventare una potenza marittima ed economica del Mare Nostrum rinvigorendo il rapporto con il mondo greco-bizantino e islamico -quest’ultimo comprendeva differenti territori che andavano dalla Spagna araba alla Siria, passando per la Sicilia-.

Prima di andare avanti faccio un rapidissimo quadro storico.
Tra la fine del X e l’inizio dell’XI secolo il Meridione era unito sotto il dominio del re longobardo Arechi II, lungo la costa campana, però, erano presenti tre ducati formalmente dipendenti da Bisanzio- odierna Istambul-, ma in realtà autonomi e con intense lotte intestine: il Ducato di Napoli, quello di Amalfi conosciuto impropriamente come Repubblica, e quello di Gaeta. Attraverso questi tre Ducati il rapporto sia commerciale sia culturale con il Mediterraneo Orientale si era mantenuto attivo e dinamico anche dopo la frammentazione della Longobardia Meridionale, fine X secolo, nei tre distinti Principati longobardi di Salerno, Benevento e Capua. 
Tutta questa divisione politica terminò con la progressiva ascesa dei Normanni giunti dalle nostre parti come mercenari per difendere il Duca Sergio IV di Napoli dal minaccioso Principato longobardo di Capua. 
Per i loro servigi furono ricompensati con la città di Aversa che divenne la loro prima contea retta da Rainolfo Drengot, anno domini 1030, nel giro di poco tempo e sfruttando tutte le debolezze dei due contendenti uniranno il Sud sotto il loro dominio iniziando proprio da Capua (1062), poi Salerno (1077), Amalfi (1095), si spinsero alla conquista della Puglia e della Sicilia. Terminarono l’unificazione del Sud nel 1137 con la presa del Ducato di Napoli.

Angolo di paradiso da Villa Rufolo a Ravello
In questo sinteticissimo quadro storico troviamo anche Ravello, città incastonata nella parte alta della Costiera, che, rientrando nel territorio della Repubblica di Amalfi, seppe ricoprire un ruolo importante nel commercio marittimo e i Rufolo, abili commercianti, divennero una tra le più ricche e potenti famiglie della zona tanto che ottennero tra il 1279-80 il ghiotto appalto per la riscossione delle gabelle nella città di Lucera (FG).
Ravello divenne la loro roccaforte, la villa il manifesto della loro ricchezza e i vari elementi architettonici arabeggianti un esplicito richiamo alla loro principale fonte di guadagno.

La storia di Ravello e dei Rufolo si lega a doppio filo con la potentissima Amalfi, ne seguirà anche le sorti, che, pur perdendo la propria autonomia politica dopo la conquista normanna, riuscì a mantenere il ruolo di Regina del Mare Nostrum; con la venuta degli Svevi e soprattutto con Federico II il rapporto con il Mediterraneo Orientale ritrovò un nuovo vigore,  basti vedere Palermo.

Il declino definitivo per Amalfi iniziò con l’ascesa della potentissima Repubblica Marinara di Venezia per concludersi con la salita al trono di Carlo I d’Angiò, Amalfi mantenne comunque un’attività mercantile essendo una città di mare ma fu poca cosa.

I Rufolo e la loro dimora tra Oriente e Occidente

Sala dei cavalieri con la sua sagoma araba
Come accennato poc’anzi, la storia della famiglia Rufolo si lega a doppio filo con l’ascesa di Amalfi; ricca famiglia di commercianti decisero di costruire una dimora emblema della loro potenza e del loro raffinato gusto estetico proprio a Ravello. 
Riuscirono a terminare Villa Rufolo poco prima del loro declino, fine XIII secolo, unendo le due principali correnti culturali ed estetiche presenti nel territorio di Amalfi, quella occidentale e quella arabo-musulmana la cui presenza è testimoniata dal ritrovamento di diversi hammam, tipici bagni arabi, e balnea, peculiari area termale di tradizione islamica, entrambi rinvenuti anche in un’ala di villa Rufolo non aperta al pubblico, ciò prova che la cultura arabo-musulmana non era una “moda” seguita dai ricconi del tempo ma era sentita e vissuta come parte integrante della cultura e dei costumi degli amalfitani che la esternavano anche attraverso scelte architettoniche o estetiche molto raffinate, come testimonia, appunto, il pregevole esempio di Villa Rufolo.

Villa Rufolo, particolare del muro esterno
I Rufolo sparirono definitivamente dalla “grande storia” quando scelsero di combattere nel 1282 sotto il vessillo sbagliato degli ultimi discendenti della casata Normanno-Sveva e contro Carlo I d’Angiò durante la rivolta dei Vespri Siciliani; da questa rivolta divenuta poi guerra, il re francese né uscirà sconfitto e re Pietro III d'Aragona (1239-1285) si impossesserà prima del Regno di Sicilia poi di tutto il Regno di Napoli 
Carlo I d’Angiò, particolarmente risentito per la cocente sconfitta siciliana, si vendicò mandando in rovina chiunque si fosse schierato contro di lui, i Rufolo persero tutto e furono costretti a smembrare la loro proprietà che passò ai Confalone e ai Muscettola poi, nel XVIII, ai D’Afflitto di Scala; ogni nuovo proprietario apportò modifiche sostanziali all’edificio.

Dopo i D’Afflitto della Scala, la residenza fu per molto tempo abbandonata fino alla metà dell’Ottocento quando lo scozzese Sir Francis Nevile Reid (1826-1892) l’acquistò, la restaurò, risistemò le terrazze e il giardino, in breve la riportò all’antico splendore trasformandola, seguendo il gusto romantico del tempo, in un raffinato centro culturale e musicale. Fu una parentesi breve e gloriosa che terminò con la sua morte, dopo gli eredi smembrarono e vendettero la villa e le sue suppellettili. 
Particolare degl'interni di Villa Rufolo
Nel 1974 la villa trovò finalmente pace, fu acquistata dall’Ente provinciale per il Turismo di Salerno, furono effettuati vari scavi conoscitivi e infine restaurata. Dal 2007 è passata alla Fondazione Ravello.

Tutti questi sminuzzamenti e modifiche hanno alterato l’aspetto originario della villa che ha perso molti suoi ambienti perchè inglobati in altri edifici adiacenti o definitivamente abbattuti, ciò non permette di capire quanto fosse esteso realmente il palazzo- qualcuno ipotizza che arrivasse fino al mare- e cosa ci fosse prima delle trasformazioni apportate dai Rufolo. 
Nonostante il tempo, Villa Rufolo è un meraviglioso manifesto culturale della Ravello e della cosmopolita Amalfi medievale, abitate da un crogiuolo di persone di differenti culture che hanno dato vita ad un linguaggio architettonico unico nel suo genere nato dall’unione di soluzioni architettoniche e decorative bizantine, arabe e cultura locale. 
Villa Rufolo ha ancora il fascino di una finestra aperta verso l’Oriente.

Torre d'accesso a Villa Rufolo 

Il Mediterraneo in un palazzo

E ora è arrivato il momento di ammirare più da vicino il bellissimo palazzo-giardino.
Ad esso si accede dalla Piazza del Duomo attraversando la Torre d’ingresso e sin da subito ci accoglie il lato moresco e arabo-islamico della residenza che si riconosce da un uso particolare degli elementi strutturali e decorativi realizzati con il tufo giallo napoletano, con quello grigio (ignimbrite campana) e dalla presenza di colonnine di terracotta; il giallo, il grigio e il rosso richiamano anche i colori dello stemma araldico dei Rufolo.

Chiostro moresco di Villa Rufolo
Il tratto policromo tipico dell’architettura arabo-islamica è presente in tutti gli ambienti del nucleo originario della Villa ideata dai Rufolo nel 1280. 
Superato il viale d’ingresso e pagato il biglietto, si ammira un’altra preziosa testimonianza di quel crogiolo culturale che animava i territori della Repubblica di Amalfi e splendidamente rappresentato dal doppio chiostro verticale moresco, ma privo di un lato a causa di un contrafforte voluto dai D’Afflitto della Scala per stabilizzare la residenza.
Particolare del Chiostro Moresco superiore
Il chiostro incanta il visitatore di ieri e di oggi per il raffinato gioco di intrecci di archi annodati a palmette evidenziati dal tufo grigio, nella sua parte superiore, mentre nella sua parte inferiore lo incanta per l’intreccio di archi a sesto acuto, tutto impreziosito da verdeggianti aiuole.

Chiostro Moresco inferiore
Il percorso continua all’interno della residenza visibilmente alterata dalle numerose trasformazioni apportate da Sir Francis Nevile Reid in poi. Le stanze sono prive di buona parte dell’arredo ma alla semplicità degli interni si contrappone la lussureggiante bellezza dei giardini. 

Riuscendo dalla villa ci si “imbatte” in altre sopravvissute testimonianze arabo-islamiche rappresentate dalla Torre Maggiore o donjon ( oggi utilizzata come museo sulla storia della villa) e dalla Sala dei Cavalieri il cui oculo di classica memoria serviva ad illuminare l’interno dell’ambiente, entrambe risalgono al 1280. 
Sala dei Cavalieri, particolare moresco
Sulle due Torri va detta una cosa, non sono state progettate per difendere la residenza ma per mostrare a tutti la potenza economica dei Rufolo, infatti il donjon è una delle torri civili più alte della Costiera.

Seguendo il percorso di visita si arriva nella parte più bassa della Villa e ci si incanta ad ammirare la cosiddetta Sala da Pranzo, altra testimonianza arabo-moresca con un tocco occidentale, coperta da volte a crociera sostenute da semplici colonne di reimpiego.

Sala da Pranzo, particolare
Superata la Sala da Pranzo ci si immette in alcuni ambienti denominati Teatro e dove sono stati effettuati diversi scavi conoscitivi: sono emerse tracce di una grossa cisterna realizzata tra il XI-XII secolo quindi preesistente alla costruzione della Villa voluta dai Rufolo ma da loro riutilizzata come principale bacino di raccolta di acqua piovana da cui si diramava un complesso sistema di canali di irrigazione necessari per innaffiare il giardino, per godere dei complessi giochi d’acqua e per uso quotidiano. Il resto della Villa è stata costruita su terreni vergini. 

Teatro, particolare

Il Giardino di Villa Rufolo, aria di romanticismo

Il giardino, che si sviluppa su due livelli di Villa Rufolo, è sicuramente la parte della residenza che affascina di più i romantici e non solo. Nato dal genio creativo di Sir Francis Nevile Reid riprende, nello spirito, quello che doveva essere il giardino medievale voluto dai Rufolo e che incantò lo stesso Boccaccio.
Ma andiamo con ordine; Boccaccio nella sua novella di Filostrato, dedicata a Landolfo Rufolo, descrive questo giardino come un piccolo paradiso ricco di profumi, di colori e dove il delicato suono dell’acqua aiutava la metilazione e la riflessione filosofica di chi camminava tra le sue piante. 

Dell’originario giardino medievale oggi sopravvive solo qualche pianta ma il suo spirito è stato ripreso dalla visione romantica di Sir Francis Nevile Reid. Egli, animato dal più fervido romanticismo ottocentesco in cui si vedeva il Medioevo come un periodo semi-magico e incontaminato ( ritorneranno in auge e riscritte la leggenda di Re Artù, Parsifal, Lancillotto, di tutti i Cavalieri, del santo Graal ecc.), progetterà i giardini seguendo l’idea molto diffusa di ricostruire una natura apparentemente selvaggia ma in realtà ben controllata e curata dall’uomo.
Tale controllo e cura fu affidata ad un gruppo di giardinieri i cui discendenti hanno mantenuto vivo il giardino anche dopo la morte di Sir Francis Nevile Reid, lo hanno risistemato dopo i danni prodotti dalla Seconda Guerra Mondiale e dopo la costruzione di una strada provinciale nel 1955 che distrusse la parte alta del giardino.
Ad aiutare Sir Francis Nevile Reid nella sua impresa di riportare all’antico splendore la residenza e il giardino troviamo l’architetto e archeologo Michele Ruggero che restaurò il palazzo-giardino nel pieno rispetto delle preesistenti testimonianze. Il giardino di Villa Rufolo, conosciuto anche con il nome di Giardino dell’Anima, divenne così un luogo incantato e suggestivo tanto da essere utilizzato da Richard Wagner come ambientazione per “il magico giardino incantato di Klingsor”  Atto II del suo “Parsifal” 1880.

Il pozzo di wagner
E sulle note del Parsifal vi saluto e vi aspetto alla prossima storia ma se avete visitato la Villa Rufolo o vi è piaciuto il post, sono lieta di leggere i vostri commenti.
A presto 

1 commento:

  1. Dopo aver girato il mondo, le vedute dai giardini di villa Rufolo sono da classificare le più eteree

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